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🗞️Il risveglio dell’Orcolat in Friuli: ora siamo cresciuti e ci possiamo difendere

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Il risveglio dell’Orcolat in Friuli: ora siamo cresciuti e ci possiamo difendere

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2024-04-01 - Sostenitore (from Il Fatto)

di Simonetta Lucchi Era di maggio… …altro non ricordo, se non un giorno assolato, sulle ginocchia del padre, a mangiare ciliegie…e poi, quella scossa. E poi, tutti in strada. A cercare luoghi aperti, lontani dalle case. Le notti a dormire all’aperto. Ci sono fatti che segnano delle linee di confine. Degli spartiacque, nel mio caso, […] L'articolo Il risveglio dell’Orcolat in Friuli: ora siamo cresciuti e ci possiamo difendere proviene da Il Fatto Quotidiano.

di Simonetta Lucchi Era di maggio… …altro non ricordo, se non un giorno assolato, sulle ginocchia del padre, a mangiare ciliegie…e poi, quella scossa. E poi, tutti in strada. A cercare luoghi aperti, lontani dalle case. Le notti a dormire all’aperto. Ci sono fatti che segnano delle linee di confine. Degli spartiacque, nel mio caso, tra infanzia e maturità. Quasi un’adolescenza mancata, o troppo breve. Eppure, eravamo a 400 km di distanza. Quello che era successo lo abbiamo saputo solo dopo. Il terremoto del Friuli. 6 maggio 1976, magnitudo 6.4 epicentro la valle del Tagliamento, oltre cento paesi nelle Province di Udine e Pordenone, ma anche oltreconfine, la valle dell’Isonzo e Caporetto. Una disfatta, ancora. E lì, lontano, c’erano i nonni. Che non si potevano raggiungere, non c’erano cellulari e nemmeno telefoni. Le poste non funzionavano e le televisioni erano in bianco e nero. E i nonni erano giovani, pensandoci bene. Che poi raccontavano: eravamo corsi verso gli usci, che allora non si chiudevano mai a chiave. Ma non si aprivano, dall’interno. E guardando dalle finestre, le cime delle montagne sembravano di fuoco. Un rombo sordo, cupo, come di tuono. Un’apocalisse. E poi, hanno ricostruito. Quanto ci hanno messo? Dieci anni, venti. Chi non ha perso la vita, quasi mille persone, chi non è rimasto ferito. Il danno al patrimonio edilizio enorme, circa 15mila lavoratori perdono il posto di lavoro per la distruzione o il danneggiamento delle fabbriche. Allora, la maggior parte dei comuni colpiti in modo rilevante – come Buia, Gemona e Osoppo – non erano classificati come sismici e non erano quindi soggetti all’applicazione di norme specifiche per le costruzioni. Oggi molto è stato fatto, molto è cambiato. Un altro mondo, appunto, che ogni tanto torna alla mente. 27 marzo 2024: l’Orcolat, il mostro che secondo le saghe friulane è rinchiuso sotto terra nella Carnia e quando si agita scuote le montagne provocando i terremoti, si è risvegliato. Ma siamo cresciuti, ci possiamo difendere. Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi! L'articolo Il risveglio dell’Orcolat in Friuli: ora siamo cresciuti e ci possiamo difendere proviene da Il Fatto Quotidiano.

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Title: Il risveglio dell’Orcolat in Friuli: ora siamo cresciuti e ci possiamo difendere
Summary: di Simonetta Lucchi Era di maggio… …altro non ricordo, se non un giorno assolato, sulle ginocchia del padre, a mangiare ciliegie…e poi, quella scossa. E poi, tutti in strada. A cercare luoghi aperti, lontani dalle case. Le notti a dormire all’aperto. Ci sono fatti che segnano delle linee di confine. Degli spartiacque, nel mio caso, […]
L'articolo Il risveglio dell’Orcolat in Friuli: ora siamo cresciuti e ci possiamo difendere proviene da Il Fatto Quotidiano.

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di Simonetta Lucchi
Era di maggio…
…altro non ricordo, se non un giorno assolato, sulle ginocchia del padre, a mangiare ciliegie…e poi, quella scossa. E poi, tutti in strada. A cercare luoghi aperti, lontani dalle case. Le notti a dormire all’aperto.
Ci sono fatti che segnano delle linee di confine. Degli spartiacque, nel mio caso, tra infanzia e maturità. Quasi un’adolescenza mancata, o troppo breve. Eppure, eravamo a 400 km di distanza.
Quello che era successo lo abbiamo saputo solo dopo. Il terremoto del Friuli. 6 maggio 1976, magnitudo 6.4 epicentro la valle del Tagliamento, oltre cento paesi nelle Province di Udine e Pordenone, ma anche oltreconfine, la valle dell’Isonzo e Caporetto. Una disfatta, ancora.
E lì, lontano, c’erano i nonni. Che non si potevano raggiungere, non c’erano cellulari e nemmeno telefoni. Le poste non funzionavano e le televisioni erano in bianco e nero. E i nonni erano giovani, pensandoci bene.
Che poi raccontavano: eravamo corsi verso gli usci, che allora non si chiudevano mai a chiave. Ma non si aprivano, dall’interno. E guardando dalle finestre, le cime delle montagne sembravano di fuoco. Un rombo sordo, cupo, come di tuono. Un’apocalisse.

E poi, hanno ricostruito. Quanto ci hanno messo? Dieci anni, venti. Chi non ha perso la vita, quasi mille persone, chi non è rimasto ferito.
Il danno al patrimonio edilizio enorme, circa 15mila lavoratori perdono il posto di lavoro per la distruzione o il danneggiamento delle fabbriche. Allora, la maggior parte dei comuni colpiti in modo rilevante – come Buia, Gemona e Osoppo – non erano classificati come sismici e non erano quindi soggetti all’applicazione di norme specifiche per le costruzioni. Oggi molto è stato fatto, molto è cambiato.
Un altro mondo, appunto, che ogni tanto torna alla mente. 27 marzo 2024: l’Orcolat, il mostro che secondo le saghe friulane è rinchiuso sotto terra nella Carnia e quando si agita scuote le montagne provocando i terremoti, si è risvegliato. Ma siamo cresciuti, ci possiamo difendere.
Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!
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Author: Sostenitore
PublishedDate: 2024-04-01
Category: Italy
NewsPaper: Il Fatto
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di Simonetta Lucchi

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Era di maggio…
\n…altro non ricordo, se non un giorno assolato, sulle ginocchia del padre, a mangiare ciliegie…e poi, quella scossa. E poi, tutti in strada. A cercare luoghi aperti, lontani dalle case. Le notti a dormire all’aperto.

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Ci sono fatti che segnano delle linee di confine. Degli spartiacque, nel mio caso, tra infanzia e maturità. Quasi un’adolescenza mancata, o troppo breve. Eppure, eravamo a 400 km di distanza.

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Quello che era successo lo abbiamo saputo solo dopo. Il terremoto del Friuli. 6 maggio 1976, magnitudo 6.4 epicentro la valle del Tagliamento, oltre cento paesi nelle Province di Udine e Pordenone, ma anche oltreconfine, la valle dell’Isonzo e Caporetto. Una disfatta, ancora.

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E lì, lontano, c’erano i nonni. Che non si potevano raggiungere, non c’erano cellulari e nemmeno telefoni. Le poste non funzionavano e le televisioni erano in bianco e nero. E i nonni erano giovani, pensandoci bene.

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Che poi raccontavano: eravamo corsi verso gli usci, che allora non si chiudevano mai a chiave. Ma non si aprivano, dall’interno. E guardando dalle finestre, le cime delle montagne sembravano di fuoco. Un rombo sordo, cupo, come di tuono. Un’apocalisse.

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E poi, hanno ricostruito. Quanto ci hanno messo? Dieci anni, venti. Chi non ha perso la vita, quasi mille persone, chi non è rimasto ferito.

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Il danno al patrimonio edilizio enorme, circa 15mila lavoratori perdono il posto di lavoro per la distruzione o il danneggiamento delle fabbriche. Allora, la maggior parte dei comuni colpiti in modo rilevante – come Buia, Gemona e Osoppo – non erano classificati come sismici e non erano quindi soggetti all’applicazione di norme specifiche per le costruzioni. Oggi molto è stato fatto, molto è cambiato.

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Un altro mondo, appunto, che ogni tanto torna alla mente. 27 marzo 2024: l’Orcolat, il mostro che secondo le saghe friulane è rinchiuso sotto terra nella Carnia e quando si agita scuote le montagne provocando i terremoti, si è risvegliato. Ma siamo cresciuti, ci possiamo difendere.

\n
Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!
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