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<p>“La pace non si costruisce con i sentimenti e le buone parole, la pace è soprattutto deterrenza e impegno, sacrificio”, ha detto la presidente del consiglio Giorgia Meloni in visita al contingente italiano in Libano. Siamo d’accordo con lei sul fatto che la pace non si costruisca a parole, con i soli “buoni sentimenti”, ma […]</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/01/per-meloni-la-deterrenza-porta-alla-pace-la-corsa-agli-armamenti-va-in-direzione-opposta/7495904/">Per Meloni la deterrenza porta alla pace? La corsa agli armamenti va in direzione opposta</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p>
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<p>“La pace non si costruisce con i sentimenti e le buone parole, la pace è soprattutto <strong>deterrenza</strong> e impegno, sacrificio”, ha detto la presidente del consiglio <strong>Giorgia Meloni</strong> in visita al contingente italiano in Libano. Siamo d’accordo con lei sul fatto che la pace non si costruisca a parole, con i soli “buoni sentimenti”, ma necessiti di “impegno” e “sacrificio”, purché questi siano orientati alla costruzione di mezzi funzionali al fine, ossia<strong> mezzi di pace per fini di pace</strong>, come previsto dalla Costituzione italiana e dalla Carta delle Nazioni Unite e come suggerisce la ragione umana. Mentre la “deterrenza” va esattamente nella direzione opposta: è la <strong>corsa agli armamenti</strong> che, mentre prepara la guerra – e ottiene la guerra – risucchia e brucia nelle spese militari infinite risorse sottratte alla sicurezza sociale e al progresso civile.</p> <p>La deterrenza militare, e dopo Hiroshima <strong>nucleare</strong>, è fondata sull’obsoleto e inefficace principio del “se vuoi la pace prepara la guerra”, ripetuto ormai ossessivamente a tutti i livelli nazionali e internazionali. Lo abbiamo scritto più volte: è un vuoto e irrazionale ossimoro, che non ha nessuna aderenza con la verità dei fatti. I governi nel loro complesso – come certifica anno dopo anno il Sipri, l’autorevole Istituto di ricerca di Stoccolma – non hanno mai speso così tanto per la guerra e, di conseguenza, la guerra <strong>dilaga</strong> <strong>ovunque</strong>. Nel 2022 i paesi Nato hanno speso per preparare la guerra <strong>1230 miliardi di dollari</strong>, ossia il 55% dei 2240 miliari di dollari spesi globalmente in armamenti, a fronte degli 86,4 miliardi spesi dalla Russia. Ma questo non ha impedito (non è stato un deterrente!) a quest’ultima di invadere l’Ucraina, oltre a farci precipitare a soli<strong> 90 secondi dalla mezzanotte nucleare</strong> nell’Orologio dell’Apocalisse, monitorato dagli Scienziati atomici. Sostenere il contrario, dunque, è abuso della credulità popolare, a beneficio dei profitti dell’industria degli armamenti, a rischio della sopravvivenza dell’umanità.</p> <p>Lo scriveva già Aldo Capitini, filosofo della <strong>nonviolenza</strong>, nel 1968, in riferimento alla precedente corsa agli armamenti: “Si sa che cosa significa, oggi specialmente, la guerra e la sua preparazione: la sottrazione di enormi mezzi allo sviluppo civile, la <strong>strage</strong> degli innocenti e di estranei, l’involuzione dell’educazione democratica e aperta, la riduzione della libertà e il <strong>soffocamento</strong> di ogni proposta di miglioramento della società e delle abitudini civili, la sostituzione totale dell’efficienza distruttiva al controllo dal basso”. La deterrenza è la logica perversa della preparazione continua della guerra come orizzonte permanente, che implica la costruzione del “nemico” per definizione, che ammorba le coscienze, militarizza la società, trasforma l’informazione in <strong>propaganda</strong>, la cultura in <strong>indottrinamento</strong>, la costruzione di ponti di dialogo in tradimento.</p> <p>La deterrenza è rinuncia alla costruzione della “pace positiva”, ossia – come insegnava il recentemente scomparso Johan Galtung, fondatore del Peace studies internazionali – non la mera assenza di guerra, ma la costruzione di un sistema di <strong>sicurezza globale</strong> che si dota di strumenti e saperi capaci di intervenire e operare la trasformazione nonviolenta dei conflitti nelle varie fasi: prima che degenerino in violenza, attraverso la prevenzione, l’eliminazione, la riduzione delle cause della violenza; durante la violenza, attraverso l’interposizione, la mediazione, il dialogo tra le parti; dopo la violenza, attraverso la riconciliazione, la <strong>ricostruzione</strong>, la risoluzione. E’ la costruzione della pace con mezzi pacifici, che richiede “impegno” e “sacrificio”, appunto, ma funzionali.</p> <p>La deterrenza nucleare è, inoltre, vietata dal diritto internazionale, perché armi e deterrenza nucleari sono stati messi fuorilegge dal Trattato <strong>Tpnw</strong> delle Nazioni Unite, in vigore dal 2021. Il Tpnw proibisce agli Stati di sviluppare, testare, produrre, realizzare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti nucleari, o anche permettere alle testate di stazionare sul proprio territorio. Trattato che il nostro Paese non ha ancora ratificato, pur avendo sul proprio territorio <strong>decine di testate nucleari</strong>, tra le basi militari statunitensi di Ghedi e Aviano, che ne fanno primario target nucleare, come si evince anche dalla terrificante e realistica simulazione messa a punto dall’Università di Princeton nel 2019, secondo la quale già nelle prime ore di guerra con epicentro l’Europa morirebbero oltre 90 milioni di persone.</p> <p>Infine, meglio non dimenticare che la deterrenza, cioè la corsa agli armamenti, avrebbe già portato alla <strong>guerra nucleare</strong> tra Nato e Patto di Varsavia se il presidente sovietico <strong>Michail Gorbačëv</strong> non avesse deciso di spezzare l’escalation, praticando attivamente il suo contrario: il disarmo <strong>unilaterale</strong>. Ben tre anni prima dell’abbattimento del Muro di Berlino, Gorbačëv aveva sottoscritto con il presidente indiano Rajiv Gandhi l’articolata Dichiarazione di Delhi, che si concludeva con questo impegno: “La costruzione di un mondo libero dalle armi nucleari e nonviolento esige una trasformazione rivoluzionaria della mentalità degli uomini, l’educazione dei popoli nello spirito della pace, il rispetto reciproco e la tolleranza. Occorre <strong>vietare</strong> la propaganda della guerra, dell’odio e della violenza e rinunciare agli stereotipi della mentalità di chi vede un nemico in altri paesi e popoli” (Dichiarazione di New Delhi, 27 novembre 1986).</p> <p>Gorbačëv era pienamente consapevole del fatto che, per preservare la sopravvivenza dell’umanità, fosse necessario cambiare radicalmente strada nel rapporto tra gli Stati e vi mise mano attraverso un’evoluzione graduale del <strong>bipolarismo</strong> da antagonistico a cooperativo verso un sistema fondato sull’“interdipendenza”, partendo dalla progressiva dismissione del proprio apparato bellico, nucleare e non solo. Come, anche allora, indicavano i movimenti pacifisti e nonviolenti. Ma oggi folli Stranamore sono tornati al potere ovunque, dal Mosca a Washington, passando per un’Europa (e un’Italia) <strong>sorda</strong> alla ragione e incapace di mettere in campo un’azione di pace con mezzi pacifici.</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/01/per-meloni-la-deterrenza-porta-alla-pace-la-corsa-agli-armamenti-va-in-direzione-opposta/7495904/">Per Meloni la deterrenza porta alla pace? La corsa agli armamenti va in direzione opposta</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p>
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Siamo d’accordo con lei sul fatto che la pace non si costruisca a parole, con i soli “buoni sentimenti”, ma necessiti di “impegno” e “sacrificio”, purché questi siano orientati alla costruzione di mezzi funzionali al fine, ossia<strong> mezzi di pace per fini di pace</strong>, come previsto dalla Costituzione italiana e dalla Carta delle Nazioni Unite e come suggerisce la ragione umana. Mentre la “deterrenza” va esattamente nella direzione opposta: è la <strong>corsa agli armamenti</strong> che, mentre prepara la guerra – e ottiene la guerra – risucchia e brucia nelle spese militari infinite risorse sottratte alla sicurezza sociale e al progresso civile.</p> <p>La deterrenza militare, e dopo Hiroshima <strong>nucleare</strong>, è fondata sull’obsoleto e inefficace principio del “se vuoi la pace prepara la guerra”, ripetuto ormai ossessivamente a tutti i livelli nazionali e internazionali. Lo abbiamo scritto più volte: è un vuoto e irrazionale ossimoro, che non ha nessuna aderenza con la verità dei fatti. I governi nel loro complesso – come certifica anno dopo anno il Sipri, l’autorevole Istituto di ricerca di Stoccolma – non hanno mai speso così tanto per la guerra e, di conseguenza, la guerra <strong>dilaga</strong> <strong>ovunque</strong>. Nel 2022 i paesi Nato hanno speso per preparare la guerra <strong>1230 miliardi di dollari</strong>, ossia il 55% dei 2240 miliari di dollari spesi globalmente in armamenti, a fronte degli 86,4 miliardi spesi dalla Russia. Ma questo non ha impedito (non è stato un deterrente!) a quest’ultima di invadere l’Ucraina, oltre a farci precipitare a soli<strong> 90 secondi dalla mezzanotte nucleare</strong> nell’Orologio dell’Apocalisse, monitorato dagli Scienziati atomici. Sostenere il contrario, dunque, è abuso della credulità popolare, a beneficio dei profitti dell’industria degli armamenti, a rischio della sopravvivenza dell’umanità.</p> <p>Lo scriveva già Aldo Capitini, filosofo della <strong>nonviolenza</strong>, nel 1968, in riferimento alla precedente corsa agli armamenti: “Si sa che cosa significa, oggi specialmente, la guerra e la sua preparazione: la sottrazione di enormi mezzi allo sviluppo civile, la <strong>strage</strong> degli innocenti e di estranei, l’involuzione dell’educazione democratica e aperta, la riduzione della libertà e il <strong>soffocamento</strong> di ogni proposta di miglioramento della società e delle abitudini civili, la sostituzione totale dell’efficienza distruttiva al controllo dal basso”. La deterrenza è la logica perversa della preparazione continua della guerra come orizzonte permanente, che implica la costruzione del “nemico” per definizione, che ammorba le coscienze, militarizza la società, trasforma l’informazione in <strong>propaganda</strong>, la cultura in <strong>indottrinamento</strong>, la costruzione di ponti di dialogo in tradimento.</p> <p>La deterrenza è rinuncia alla costruzione della “pace positiva”, ossia – come insegnava il recentemente scomparso Johan Galtung, fondatore del Peace studies internazionali – non la mera assenza di guerra, ma la costruzione di un sistema di <strong>sicurezza globale</strong> che si dota di strumenti e saperi capaci di intervenire e operare la trasformazione nonviolenta dei conflitti nelle varie fasi: prima che degenerino in violenza, attraverso la prevenzione, l’eliminazione, la riduzione delle cause della violenza; durante la violenza, attraverso l’interposizione, la mediazione, il dialogo tra le parti; dopo la violenza, attraverso la riconciliazione, la <strong>ricostruzione</strong>, la risoluzione. E’ la costruzione della pace con mezzi pacifici, che richiede “impegno” e “sacrificio”, appunto, ma funzionali.</p> <p>La deterrenza nucleare è, inoltre, vietata dal diritto internazionale, perché armi e deterrenza nucleari sono stati messi fuorilegge dal Trattato <strong>Tpnw</strong> delle Nazioni Unite, in vigore dal 2021. Il Tpnw proibisce agli Stati di sviluppare, testare, produrre, realizzare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti nucleari, o anche permettere alle testate di stazionare sul proprio territorio. Trattato che il nostro Paese non ha ancora ratificato, pur avendo sul proprio territorio <strong>decine di testate nucleari</strong>, tra le basi militari statunitensi di Ghedi e Aviano, che ne fanno primario target nucleare, come si evince anche dalla terrificante e realistica simulazione messa a punto dall’Università di Princeton nel 2019, secondo la quale già nelle prime ore di guerra con epicentro l’Europa morirebbero oltre 90 milioni di persone.</p> <p>Infine, meglio non dimenticare che la deterrenza, cioè la corsa agli armamenti, avrebbe già portato alla <strong>guerra nucleare</strong> tra Nato e Patto di Varsavia se il presidente sovietico <strong>Michail Gorbačëv</strong> non avesse deciso di spezzare l’escalation, praticando attivamente il suo contrario: il disarmo <strong>unilaterale</strong>. Ben tre anni prima dell’abbattimento del Muro di Berlino, Gorbačëv aveva sottoscritto con il presidente indiano Rajiv Gandhi l’articolata Dichiarazione di Delhi, che si concludeva con questo impegno: “La costruzione di un mondo libero dalle armi nucleari e nonviolento esige una trasformazione rivoluzionaria della mentalità degli uomini, l’educazione dei popoli nello spirito della pace, il rispetto reciproco e la tolleranza. Occorre <strong>vietare</strong> la propaganda della guerra, dell’odio e della violenza e rinunciare agli stereotipi della mentalità di chi vede un nemico in altri paesi e popoli” (Dichiarazione di New Delhi, 27 novembre 1986).</p> <p>Gorbačëv era pienamente consapevole del fatto che, per preservare la sopravvivenza dell’umanità, fosse necessario cambiare radicalmente strada nel rapporto tra gli Stati e vi mise mano attraverso un’evoluzione graduale del <strong>bipolarismo</strong> da antagonistico a cooperativo verso un sistema fondato sull’“interdipendenza”, partendo dalla progressiva dismissione del proprio apparato bellico, nucleare e non solo. Come, anche allora, indicavano i movimenti pacifisti e nonviolenti. Ma oggi folli Stranamore sono tornati al potere ovunque, dal Mosca a Washington, passando per un’Europa (e un’Italia) <strong>sorda</strong> alla ragione e incapace di mettere in campo un’azione di pace con mezzi pacifici.</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/01/per-meloni-la-deterrenza-porta-alla-pace-la-corsa-agli-armamenti-va-in-direzione-opposta/7495904/">Per Meloni la deterrenza porta alla pace? La corsa agli armamenti va in direzione opposta</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p> categories: - Blog - Mondo - Armi Nucleari - Guerra - Nonviolenza summary: | <p>“La pace non si costruisce con i sentimenti e le buone parole, la pace è soprattutto deterrenza e impegno, sacrificio”, ha detto la presidente del consiglio Giorgia Meloni in visita al contingente italiano in Libano. Siamo d’accordo con lei sul fatto che la pace non si costruisca a parole, con i soli “buoni sentimenti”, ma […]</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/01/per-meloni-la-deterrenza-porta-alla-pace-la-corsa-agli-armamenti-va-in-direzione-opposta/7495904/">Per Meloni la deterrenza porta alla pace? La corsa agli armamenti va in direzione opposta</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p> url: https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/01/per-meloni-la-deterrenza-porta-alla-pace-la-corsa-agli-armamenti-va-in-direzione-opposta/7495904/ carlessian_info: news_filer_version: 2 newspaper: Il Fatto macro_region: Italy image: https://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2024/03/28/meloni-libano-e1711646031622-1050x551.jpg
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