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<p>Il cantautore si racconta in un'intervista a cuore aperto a "Sette", in cui presenta il suo ultimo libro intimo e poetico</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/01/roberto-vecchioni-il-grande-rimorso-e-aver-messo-la-mia-vita-davanti-a-quella-di-mio-figlio-arrigo-poi-rivela-samarcanda-cambierei-il-finale/7497866/">Roberto Vecchioni: “Il grande rimorso è aver messo la mia vita davanti a quella di mio figlio Arrigo”. Poi rivela: “Samarcanda? Cambierei il finale”</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p>
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<p>“Aspetta, non muoverti, sta fermo, basta. Ascolta, ora devi solo ascoltare”. È un invito a sé stesso, a uscire dalla comfort zone dell’artista di successo, ch<strong>e Roberto Vecchioni</strong> fa nel suo ultimo libro, <em><strong>“Tra il silenzio e il tuono”</strong></em>. Un’opera che è una cascata di pensieri e parole, un volo in picchiata su un punto cieco della vita: il dolore. Vecchioni si spoglia, si sdoppia, si confessa. È un uomo che sogna e ricorre il tempo, un padre, un marito, un amico che piange, ride, si dispera. Il libro è una canzone che racchiude tutte le altre, la ballata di una vita sospesa tra il silenzio e il tuono, riletta tra metafore e citazioni.</p> <p><strong>“Il diavolo tenta in ogni modo di comprarmi l’anima e offre di tutto,</strong> Minipony e Barbie, compendio totale di fantasie bambine e adulte perversioni. Ma toppa di brutto. Alla fine venderò l’anima ad un portiere di notte. In cambio di cosa? Del silenzio”. Nel libro, un nonno, un padre e un figlio si passano come eredità il senso del vivere. È lanciare coltelli per colpire le stelle e illuminare l’universo. Sono coltelli simbolici che stanno per sogni, desideri, speranze, fedi, slanci d’amore, risate e abbracci: “Quando li hai lanciati tutti, beh, allora senti che sei solo. Ma non crederci, continua a lanciarli”.</p> <p>Poi c’è il dolore che entra nella vita, ne fa parte. C’è la perdita di un figlio. (<strong>Arrigo</strong>, morto il 18 aprile 2023, ndr) Il funerale da cui non si torna: “<strong>Il dolore più grande sta sempre nel rimorso, quello di aver messo la mia vita davanti alla sua</strong>. Non passa, non mi passerà mai. Nel libro, quando ne ho parlato, l’ho fatto volutamente sotto metafora. Quella dell’ultimo autovelox, quella della penna piantata nel suo cuore e addirittura quella del dolore espresso non da me, ma dalle cose intorno in quella buia notte: le piastrelle dell’ospedale, i neon, gli insetti…”</p> <p>E ancora, Vecchioni parla del suo rapporto con Dio: “Questa è una boutade, in fondo credo che ascolti, eccome che ascolti. <strong>Il vero grande miracolo è che Dio non interviene mai,</strong> ha giurato di lasciarci liberi e così fa, ma la tensione che abbiamo verso di lui è immensa, la vera preghiera non è quella per esigere ma proprio quella per ascoltarci e basta: noi siamo qui, noi siamo uomini, grandi nelle nostre miserie, ricordati che siamo qui”. Ma anche dell’amore con la moglie Daria: “Ogni amore è diverso, la mia e di Daria è una casa forte, solida, incurante alle confluenze di bene e male.<strong> Ci teniamo le mani sull’orlo di questa voragine che è la vita</strong>, tentando di vederla come una collina fiorita. Ogni tanto uno inciampa e l’altro lo solleva. Ogni tanto di notte (ci sono notti così) non leggiamo bene i nostri contorni, eppure di tempeste ne abbiamo oltrepassate tante. <strong>C’è un piccolo segreto tra noi</strong>: nei periodi in cui uno di noi due è più forte deve, sopprattutto nelle cose più piccole, dare ragione all’altro. Confesso che io ho contravvenuto spesso alla regola. Lei mai”.</p> <p>Infine un’ammissione: “Del destino non mi frega più niente. <strong><em>Samarcanda</em> non la scriverei come ieri, cambierei il finale,</strong> magari non farei trovare quella nera signora… Noi siamo più forti del destino. Nella vita si può lottare, pezzo per pezzo…<strong> E anche vincere</strong>“.</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/01/roberto-vecchioni-il-grande-rimorso-e-aver-messo-la-mia-vita-davanti-a-quella-di-mio-figlio-arrigo-poi-rivela-samarcanda-cambierei-il-finale/7497866/">Roberto Vecchioni: “Il grande rimorso è aver messo la mia vita davanti a quella di mio figlio Arrigo”. Poi rivela: “Samarcanda? Cambierei il finale”</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p>
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È un invito a sé stesso, a uscire dalla comfort zone dell’artista di successo, ch<strong>e Roberto Vecchioni</strong> fa nel suo ultimo libro, <em><strong>“Tra il silenzio e il tuono”</strong></em>. Un’opera che è una cascata di pensieri e parole, un volo in picchiata su un punto cieco della vita: il dolore. Vecchioni si spoglia, si sdoppia, si confessa. È un uomo che sogna e ricorre il tempo, un padre, un marito, un amico che piange, ride, si dispera. Il libro è una canzone che racchiude tutte le altre, la ballata di una vita sospesa tra il silenzio e il tuono, riletta tra metafore e citazioni.</p> <p><strong>“Il diavolo tenta in ogni modo di comprarmi l’anima e offre di tutto,</strong> Minipony e Barbie, compendio totale di fantasie bambine e adulte perversioni. Ma toppa di brutto. Alla fine venderò l’anima ad un portiere di notte. In cambio di cosa? Del silenzio”. Nel libro, un nonno, un padre e un figlio si passano come eredità il senso del vivere. È lanciare coltelli per colpire le stelle e illuminare l’universo. Sono coltelli simbolici che stanno per sogni, desideri, speranze, fedi, slanci d’amore, risate e abbracci: “Quando li hai lanciati tutti, beh, allora senti che sei solo. Ma non crederci, continua a lanciarli”.</p> <p>Poi c’è il dolore che entra nella vita, ne fa parte. C’è la perdita di un figlio. (<strong>Arrigo</strong>, morto il 18 aprile 2023, ndr) Il funerale da cui non si torna: “<strong>Il dolore più grande sta sempre nel rimorso, quello di aver messo la mia vita davanti alla sua</strong>. Non passa, non mi passerà mai. Nel libro, quando ne ho parlato, l’ho fatto volutamente sotto metafora. Quella dell’ultimo autovelox, quella della penna piantata nel suo cuore e addirittura quella del dolore espresso non da me, ma dalle cose intorno in quella buia notte: le piastrelle dell’ospedale, i neon, gli insetti…”</p> <p>E ancora, Vecchioni parla del suo rapporto con Dio: “Questa è una boutade, in fondo credo che ascolti, eccome che ascolti. <strong>Il vero grande miracolo è che Dio non interviene mai,</strong> ha giurato di lasciarci liberi e così fa, ma la tensione che abbiamo verso di lui è immensa, la vera preghiera non è quella per esigere ma proprio quella per ascoltarci e basta: noi siamo qui, noi siamo uomini, grandi nelle nostre miserie, ricordati che siamo qui”. Ma anche dell’amore con la moglie Daria: “Ogni amore è diverso, la mia e di Daria è una casa forte, solida, incurante alle confluenze di bene e male.<strong> Ci teniamo le mani sull’orlo di questa voragine che è la vita</strong>, tentando di vederla come una collina fiorita. Ogni tanto uno inciampa e l’altro lo solleva. Ogni tanto di notte (ci sono notti così) non leggiamo bene i nostri contorni, eppure di tempeste ne abbiamo oltrepassate tante. <strong>C’è un piccolo segreto tra noi</strong>: nei periodi in cui uno di noi due è più forte deve, sopprattutto nelle cose più piccole, dare ragione all’altro. Confesso che io ho contravvenuto spesso alla regola. Lei mai”.</p> <p>Infine un’ammissione: “Del destino non mi frega più niente. <strong><em>Samarcanda</em> non la scriverei come ieri, cambierei il finale,</strong> magari non farei trovare quella nera signora… Noi siamo più forti del destino. Nella vita si può lottare, pezzo per pezzo…<strong> E anche vincere</strong>“.</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/01/roberto-vecchioni-il-grande-rimorso-e-aver-messo-la-mia-vita-davanti-a-quella-di-mio-figlio-arrigo-poi-rivela-samarcanda-cambierei-il-finale/7497866/">Roberto Vecchioni: “Il grande rimorso è aver messo la mia vita davanti a quella di mio figlio Arrigo”. Poi rivela: “Samarcanda? 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