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🗞️Gaza, il fondatore di World Center Kitchen, José Andres: “L’attacco non è stato un errore. Israele? Non si vince affamando un popolo”

Gaza, il fondatore di World Center Kitchen, José Andres: “L’attacco non è stato un errore. Israele? Non si vince affamando un popolo”

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2024-04-03 - F. Q. (from Il Fatto)

“Il cibo non è un’arma di guerra. E Israele è migliore di uno Stato che blocca cibo, medicine e che uccide gli operatori umanitari”. Sono le parole dello chef José Andres, fondatore di World Center Kitchen, l’Ong per cui lavoravano i sette operatori umanitari ( Zomi Framkcom, Damian Sobol, Jacob Flickinger, Saifeddin Issam, Ayad Abutaha, […] L'articolo Gaza, il fondatore di World Center Kitchen, José Andres: “L’attacco non è stato un errore. Israele? Non si vince affamando un popolo” proviene da Il Fatto Quotidiano.

“Il cibo non è un’arma di guerra. E Israele è migliore di uno Stato che blocca cibo, medicine e che uccide gli operatori umanitari”. Sono le parole dello chef José Andres, fondatore di World Center Kitchen, l’Ong per cui lavoravano i sette operatori umanitari ( Zomi Framkcom, Damian Sobol, Jacob Flickinger, Saifeddin Issam, Ayad Abutaha, John Chapman, James Kirby, James Henderson) uccisi martedì da un drone israeliano. Lo chef ispano-americano, in una lettera al quotidiano Yediot Aharanot, attacca duramente il governo di Netanyahu. I sette – due palestinesi con doppia cittadinanza (Stati Uniti e Canada), tre britannici, un polacco e un’australiana – erano a bordo di tre veicoli quando all’alba del primo aprile un drone israeliano ha sparato per ben tre volte contro il convoglio umanitario. Nonostante le insegne visibili (e riconoscibili) e il tragitto concordato e approvato dall‘Idf. “Sul nostro convoglio non è stato solo uno sfortunato errore. Si è trattato di un attacco diretto contro i nostri veicoli”, scrive Andres. I sette “hanno rischiato tutto per l’attività umana più elementare di tutte: condividere il nostro cibo con gli altri. Il loro lavoro si basava sulla semplice convinzione che il cibo è un diritto umano universale“. Ricordando l’attività di Wck che a Gaza ha portato finora “più di 43 milioni di pasti e preparato cibi caldi in 68 cucine comunitarie“, Andres aggiunge: “È necessario smettere di uccidere civili e operatori umanitari. Bisogna iniziare subito il lungo viaggio verso la pace. Non è possibile salvare gli ostaggi bombardando ogni edificio di Gaza”. Il governo israeliano “deve aprire vie terrestri per portare aiuti umanitari alla popolazione. Non è possibile vincere questa guerra affamando un’intera popolazione”. E conclude: “Condividere il cibo con gli estranei non deve essere segno di debolezza, bensì di forza. Israele deve ricordare, in quest’ora buia, cos’è veramente la forza”. L'articolo Gaza, il fondatore di World Center Kitchen, José Andres: “L’attacco non è stato un errore. Israele? Non si vince affamando un popolo” proviene da Il Fatto Quotidiano.

[Italy] 🌎 https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/03/gaza-il-fondatore-di-world-center-kitchen-jose-andres-lattacco-non-e-stato-un-errore-israele-non-si-vince-affamando-un-popolo/7500411/ [🧠] [v2] article_embedding_description: {:llm_project_id=>"Unavailable", :llm_dimensions=>nil, :article_size=>4659, :llm_embeddings_model_name=>"textembedding-gecko"}
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Title: Gaza, il fondatore di World Center Kitchen, José Andres: “L’attacco non è stato un errore. Israele? Non si vince affamando un popolo”
Summary: “Il cibo non è un’arma di guerra. E Israele è migliore di uno Stato che blocca cibo, medicine e che uccide gli operatori umanitari”. Sono le parole dello chef José Andres, fondatore di World Center Kitchen, l’Ong per cui lavoravano i sette operatori umanitari ( Zomi Framkcom, Damian Sobol, Jacob Flickinger, Saifeddin Issam, Ayad Abutaha, […]
L'articolo Gaza, il fondatore di World Center Kitchen, José Andres: “L’attacco non è stato un errore. Israele? Non si vince affamando un popolo” proviene da Il Fatto Quotidiano.

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“Il cibo non è un’arma di guerra. E Israele è migliore di uno Stato che blocca cibo, medicine e che uccide gli operatori umanitari”. Sono le parole dello chef José Andres, fondatore di World Center Kitchen, l’Ong per cui lavoravano i sette operatori umanitari ( Zomi Framkcom, Damian Sobol, Jacob Flickinger, Saifeddin Issam, Ayad Abutaha, John Chapman, James Kirby, James Henderson) uccisi martedì da un drone israeliano. Lo chef ispano-americano, in una lettera al quotidiano Yediot Aharanot, attacca duramente il governo di Netanyahu.
I sette – due palestinesi con doppia cittadinanza (Stati Uniti e Canada), tre britannici, un polacco e un’australiana – erano a bordo di tre veicoli quando all’alba del primo aprile un drone israeliano ha sparato per ben tre volte contro il convoglio umanitario. Nonostante le insegne visibili (e riconoscibili) e il tragitto concordato e approvato dall‘Idf.
“Sul nostro convoglio non è stato solo uno sfortunato errore. Si è trattato di un attacco diretto contro i nostri veicoli”, scrive Andres. I sette “hanno rischiato tutto per l’attività umana più elementare di tutte: condividere il nostro cibo con gli altri. Il loro lavoro si basava sulla semplice convinzione che il cibo è un diritto umano universale“.
Ricordando l’attività di Wck che a Gaza ha portato finora “più di 43 milioni di pasti e preparato cibi caldi in 68 cucine comunitarie“, Andres aggiunge: “È necessario smettere di uccidere civili e operatori umanitari. Bisogna iniziare subito il lungo viaggio verso la pace. Non è possibile salvare gli ostaggi bombardando ogni edificio di Gaza”. Il governo israeliano “deve aprire vie terrestri per portare aiuti umanitari alla popolazione. Non è possibile vincere questa guerra affamando un’intera popolazione”. E conclude: “Condividere il cibo con gli estranei non deve essere segno di debolezza, bensì di forza. Israele deve ricordare, in quest’ora buia, cos’è veramente la forza”.
L'articolo Gaza, il fondatore di World Center Kitchen, José Andres: “L’attacco non è stato un errore. Israele? Non si vince affamando un popolo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Author: F. Q.
PublishedDate: 2024-04-03
Category: Italy
NewsPaper: Il Fatto
Tags: Mondo, Aiuti Umanitari, Benjamin Netanyahu, Chef, Gaza, Israele, Striscia di Gaza
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I sette – due palestinesi con doppia cittadinanza (Stati Uniti e Canada), tre britannici, un polacco e un’australiana – erano a bordo di tre veicoli quando all’alba del primo aprile un drone israeliano ha sparato per ben tre volte contro il convoglio umanitario. Nonostante le insegne visibili (e riconoscibili) e il tragitto concordato e approvato dall‘Idf.

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“Sul nostro convoglio non è stato solo uno sfortunato errore. Si è trattato di un attacco diretto contro i nostri veicoli”, scrive Andres. I sette “hanno rischiato tutto per l’attività umana più elementare di tutte: condividere il nostro cibo con gli altri. Il loro lavoro si basava sulla semplice convinzione che il cibo è un diritto umano universale“.

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Ricordando l’attività di Wck che a Gaza ha portato finora “più di 43 milioni di pasti e preparato cibi caldi in 68 cucine comunitarie“, Andres aggiunge: “È necessario smettere di uccidere civili e operatori umanitari. Bisogna iniziare subito il lungo viaggio verso la pace. Non è possibile salvare gli ostaggi bombardando ogni edificio di Gaza”. Il governo israeliano “deve aprire vie terrestri per portare aiuti umanitari alla popolazione. Non è possibile vincere questa guerra affamando un’intera popolazione”. E conclude: “Condividere il cibo con gli estranei non deve essere segno di debolezza, bensì di forza. Israele deve ricordare, in quest’ora buia, cos’è veramente la forza”.

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